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[Intervista] Tecnico sanitario di laboratorio

L’intervista di oggi cade in un giorno un po’ particolare per la nostra ospite: ha infatti risposto alle nostre domande in un momento di transizione tra due lavori, come leggerete sotto, e proprio oggi inizia la sua nuova avventura.
Cogliamo quindi l’occasione per farle un grosso in bocca al lupo, mentre ci lasciamo guidare nel suo laboratorio…

Ciao! Parlaci un po’ di te

Ciao! Mi chiamo Claudia, sono all’alba dei fatidici 30 e sono cresciuta in provincia. Da poco più di un anno mi sono trasferita qualche chilometro più in là, sempre vicino a famiglia e amici.

Ci racconti bene bene che lavoro fai?

Sono tecnico sanitario di laboratorio biomedico da ormai 7 anni. Il mio lavoro è particolare, non sono il classico tecnico che “fa le analisi del sangue”, ma affianco il ricercatore nei suoi studi sperimentali.  

Fino a settimana scorsa il settore nel quale lavoravo era l’oncologia, quindi lo studio dei tumori, mentre tra qualche giorno inizierò una nuova avventura professionale nel campo delle neuroscienze.

Come laureata in tecniche di laboratorio biomedico posso svolgere attività di laboratorio di analisi o di ricerca in ambito biomedico e biotecnologico. Nel mio caso in particolare, lavorando in un laboratorio di ricerca oncologica, affianco il biologo che studia come il sistema immunitario interagisce con la crescita del tumore stesso.

Tutti i giorni sono a contatto con provette e vetrini, ma anche robot altamente tecnologici. Devo sempre essere aggiornata su nuovi protocolli e nuove strumentazioni, tutti necessari per svolgere in modo sempre più preciso e accurato gli esperimenti.

Foto di Sansiona da Pixabay

È un po’ difficile descrivere il mio lavoro in poche parole…posso dire che sono il braccio destro del ricercatore, una figura non solo tecnica… ma anche pensante 😊

Descrivi la tua giornata tipo (sempre che ce ne sia una!)

Nella ricerca, come si può immaginare, non c’è una vera e propria giornata tipo, è un ambiente molto dinamico e mai routinario. Generalmente inizio a lavorare intorno alle 8.30-9.00, ma non è detto che finisca alle 17 in punto, dipende un po’ da come vanno gli esperimenti del giorno. Più o meno settimanalmente insieme al ricercatore si pianificano i lavori da fare, di modo da organizzarsi al meglio ed ottimizzare i tempi.   

Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?

La cosa che preferisco di questo lavoro è appunto che non ci si annoia mai, non ho un giorno uguale all’altro. Inoltre, trovo speciale poter dare il mio contributo, anche se molto piccolo, alla ricerca. Ovviamente questo ha dei pro e dei contro, è un ambiente che dà decisamente poca stabilità, se non nulla. Sono consapevole del fatto che al giorno d’oggi è molto difficile trovare un posto dove la precarietà non sia presente, ma diciamo che purtroppo in Italia la ricerca in generale non è così considerata come ci si aspetterebbe.

Da piccola, cosa rispondevi a chi ti chiedeva “cosa vuoi fare da grande?”

Il mio sogno nel cassetto da bambina era quello di fare il veterinario, poi durante l’adolescenza ho cambiato idea e mi sono orientata più sulla medicina. Forse influenzata da E.R. medici in prima linea! Si… ancora Grey’s anatomy non esisteva!

Hai sempre saputo di voler fare questo lavoro, o l’hai capito più tardi? E come l’hai saputo/capito?

La professione del tecnico di laboratorio in realtà ignoravo esistesse fino a che non sono andata all’Open day dell’Università degli studi di Milano. Colgo l’occasione per consigliare a tutti coloro che vogliono continuare a studiare dopo le superiori, di andare assolutamente a queste giornate di orientamento….possono essere estremamente utili!

di mwooten da Pixabay

Come ti sei preparata per il tuo lavoro?

Il corso di laurea precisamente si chiama “Tecniche di laboratorio biomedico” e appartiene alla facoltà di Medicina e chirurgia. È una laurea triennale, che insieme al tirocinio ti prepara per lavorare in qualsiasi tipo di laboratorio, dall’anatomia patologica, alla ricerca.

Quanto impegno hai messo nel progettare il tuo percorso professionale e quanto invece pensi abbia inciso la fortuna, il caso?

Come per ogni cosa, credo che il caso o la fortuna incidano molto, ma sono convinta anche che la determinazione sia un fattore fondamentale. È importante soprattutto avere passione e amare quello che si fa.

Cosa diresti a chi sta pensando di fare da grande il tuo lavoro?

Trovo che il mio lavoro sia interessante e stimolante, a chi è in dubbio sulla scelta dell’università, ma vorrebbe stare nell’ambiente ospedaliero,  consiglio intanto di informarsi su questi corsi di laurea per le professioni sanitarie… come me potreste scoprire mestieri che non conoscevate ma vi incuriosiscono molto! 

Sei contenta di quello che fai o, potendo, torneresti indietro? Perché?

Sono contenta di quello che faccio, e in questo periodo più che mai sono curiosa ed emozionata per il nuovo lavoro che andrò a fare. Se potessi tornare indietro, probabilmente farei tutto nello stesso modo, non mi vedo in un altro posto se non in laboratorio!

Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Se ti va, sei libera di aggiungere un pensiero, un aneddoto, un consiglio, una citazione, un’immagine o quello che vuoi.

Grazie a te per questa occasione, guardarsi indietro è sempre costruttivo per il futuro.

Mi sento di dare due consigli a chi è nella fase “cosa farò da grande?”. Intanto di seguire le proprie passioni e ambizioni, anche se sembra difficile, nulla è impossibile. Pure passare l’esame di fisica! 😊

In secondo luogo di essere sempre curiosi, anche quando si diventa effettivamente “grandi”. 

Ti è piaciuta l’intervista? Vuoi leggerne altre? Le trovi tutte alla pagina La Bussola!

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