La selezione ai tempi dei social
Ecco, è successo. L’ho fatto anche io.
Ho visto un CV che avrei preso in considerazione per una posizione nel nostro organico interno, ho cercato la persona su Facebook, ho dato un’occhiata veloce al suo profilo.
E poi no, non l’ho chiamata.
A quanto pare faccio parte di quel 35% di recruiter che, secondo Adecco, hanno “escluso un candidato dal processo di recruiting dopo aver visualizzato i suoi profili social”.
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immagine tratta da Adecco Work Trends Study 2015 |
E l’ho fatto per “Commenti negativi sui datori di lavoro attuali o precedenti”.
Questo mi ha portato ad alcune riflessioni sull’uso dei social, sulla web reputation, e sulla correttezza o meno di cercare referenze su Facebook.
Nei CV che ho letto ultimamente, tutti di ragazzi under 30, ho notato l’indicazione dell’uso dei social fra le competenze: l’informazione mi ha stupito, ma a ragionarci sopra in effetti è una competenza che potrebbe essere opportuno inserire. Anche se alcune domande mi sorgono spontanee: ma questo uso è davvero corretto? Il candidato sa davvero usare Facebook, LinkedIN, Twitter? Oppure è come quando si indica “Inglese discreto” e poi a colloquio una semplice domanda mette in crisi e non si spiccica una parola?
Cosa vuol dire che si sanno usare i social? Che sai pubblicare uno stato, una foto, un video su Facebook? O piuttosto che conosci i livelli di privacy da assegnare al mio profilo o ad ogni singolo post? Che hai una capacità critica sufficiente per valutare il peso di un post che leggi e decidere se condividerlo o meno? Sai come filtrare, almeno in parte, i contenuti della tua timeline?
Tornando al mondo del lavoro: la tua presunta capacità di utilizzare i social è quello che un potenziale datore di lavoro cerca? Voglio dire: se non vuoi far sapere al mondo quello che pensi o quello che fai, imposti dei filtri di privacy. Ma se non sai gestire la privacy personale, come faccio a fidarmi della tua gestione della privacy aziendale sui social? D’accordo, non sono l’NSA, però preferirei che i miei dipendenti e collaboratori mantenessero un certo grado di riservatezza sulle questioni lavorative: se ad una analisi superficiale mi appare in tutta la sua evidenza la tua mancanza di competenze in tal senso, è un po’ come vedere una versione “allargata” del tuo curriculum, o come chiedere delle referenze ad un tuo ex datore di lavoro.
Riassumendo: mi pare una buona mossa quella di indicare il grado di conoscenza e correttezza d’uso dei principali social (anche qui vale la pena evidenziarli maggiormente se diventano anche uno strumento di lavoro…), ma come in tutte le altre informazioni presenti sul CV non vale bluffare: tanto tutti i nodi vengono al pettine!