Questione di…informazione?
Ok, probabilmente non dovrei prendermela, ma è più forte di me: quando capitano queste cose non posso evitare di rimuginarci sopra per cercare di trovare un perché.
Dopo quello che ha rifiutato un contratto a tempo indeterminato, adesso mi capita il ragazzo che rifiuta un contratto di apprendistato.
Sto parlando praticamente di un’assunzione a tempo indeterminato o, come minimo, di 3 anni più la possibilità di una conferma a tempo indeterminato.
Attenzione, sto parlando di un vero apprendistato, dove è previsto un percorso di crescita, training on the job, affiancamento con colleghi senior etc etc etc… non sto parlando di un finto contratto dove cerco il modo di risparmiare sui contributi assumendo una persona che in realtà è già formata.
Ma no. Non va bene. Si subodora la fregatura. Perché l’attività viene svolta in consulenza.
Bella scoperta. Sono 2 mesi che te lo dico, funziona così, non è che non lo sapevi.
Cinque giorni fa eri tutto contento all’idea di un contratto del genere, poi l’altro ieri hai ricevuto la bozza, hai voluto leggerla con mamma e papà, ci mancherebbe altro… e ora però, il giorno prima di iniziare, mi dici che non vuoi firmare, che non vuoi fare il consulente, che non avevi capito, che pensavi di firmare il contratto con il cliente…che…boh.
La verità è che si fa un gran parlare dell’apprendistato, del fatto che non decolla, che ai giovani non si danno le possibilità di imparare e di crescere, che tutti vogliano neolaureati superesperienziati ma nessuno si prende la briga di formarli…poi però si confondono consulenza e somministrazione, apprendistato e stage, assunzione e collaborazione. Perché è più facile basare una decisione importante sulla sola esperienza di un ex collega, o sul quella del cugino della cognata dei vicini di casa che lavorava in una cooperativa e lo pagavano una miseria.
La verità è che io mi arrabbio, quando succedono queste cose, magari perché la mia azienda ha perso una commessa e io e i miei colleghi abbiamo lavorato per giorni per portare a casa un bel niente. Ma mi arrabbio anche perché questo ragazzo ha perso una bella opportunità per far partire in modo interessante il suo percorso professionale, e tutto perché è stato mal consigliato da persone che non sono informate e aggiornate sui cambiamenti del mondo del lavoro, o perché lui stesso ha dei pregiudizi che nascono da un’esperienza limitatissima.
Questo ragazzo contribuisce, oggi, ad ingrossare le fila di quei giovani che “oh, poveretti, non hanno un lavoro perché non gli vien data l’opportunità” e questo, a conti fatti, forse è quello che mi fa arrabbiare di più.