Beh, quello di oggi ha proprio totalizzato una tale serie di punti in un solo colloquio, che non posso fare a meno di raccontarlo…

Suona alla porta e per caso vado ad aprire io: entra e si fionda nella sala del colloquio prima che io abbia finito di dire “Buongiorno”.

Ok, prego, si accomodi: vado a prendere il suo curriculum e la raggiungo.

Inizio, come sempre, a raccontare brevemente qualcosa della società: chi siamo, cosa facciamo, i nostri clienti, i nostri collaboratori, le figure professionali che trattiamo.
Sto per terminare il discorso preregistrato (magari! mi risparmierei un sacco di voce…) dicendo che comunque il nostro obiettivo è di mantenere le collaborazioni durature anche al di là dei singoli progetti e, interrompendomi, interviene un po’ a sproposito sostenendo che sì, in effetti è meglio cambiare progetti perchè insomma, dopo 2 anni dallo stesso cliente poi ci si rompe anche un po’.

Soprassediamo, a questo punto gli chiedo di raccontare la sua esperienza, il suo percorso professionale.
Giunge al punto in cui ci spiega che è passato a programmare da un linguaggio ad un altro perchè IBM spingeva in quel senso. Guarda me e la mia collega. “IBM, che non so se la conoscete, ma è una grossa azienda informatica, una multinazionale, insomma, anche abbastanza famosa”.

Scusami: stai facendo un colloquio in una azienda del settore informatico. Cosa ti fa presumere che non conosciamo IBM? Basita. E sì, anche un po’ offesa. Se non avessi avuto idea di chi fosse e cosa facesse IBM, non mi avrebbero nemmeno assunta. E’ un po’ come chiedere a un salumiere se ha mai sentito nominare Rovagnati.

Ma proseguiamo.

Nel mezzo del discorso chiede se possiamo darci del tu. Eh, diamoci del tu, tanto a questo punto, visto che hai dovuto spiegarci chi è IBM, probabilmente ci stai considerando come delle sorelline minori (e spero non minorate) e ti riesce difficile mantenere il “Lei”.

Dopo circa 20 minuti di colloquio si ferma, guarda verso il mio orologio e mi chiede: “Scusa, che ore sono?” “Le 9.45” “Ah, ok, grazie. No perchè alle 11.00 dovrei essere da un’altra parte a fare un altro colloquio. Sai, oggi ne ho infilati 4 uno dietro l’altro”.

Sia chiaro, è il segreto di Pulcinella che un consulente libero o che si sta liberando ha una serie di colloqui organizzati, ci mancherebbe altro, non pretendo mica l’esclusiva, sono realista. Ma non è buona educazione farlo presente così. E se pensi di essere in ritardo, basta un’occhiata discreta al tuo, di orologio.

Mettetevi comodi, non è ancora finita.

Dopo 5 minuti suona il cellulare. “Scusate, mi stanno chiamando”. Estrae faticosamente il cellulare dalla tasca, si gira con la poltrona dandoci le spalle. “Possiamo risentirci tra 10 minuti?”. Si rigira. “Eh, erano quelli dell'[azienda precedente], mi hanno fatto un’offerta, ma bassina, solo ***€ al giorno, non penso di accettarla”.
Non sono tua sorella, non sono il tuo migliore amico, non sono il tuo commercialista. Sono un potenziale datore di lavoro. Forse il concetto non è chiaro abbastanza.

Ok, passiamo a vedere le opportunità che abbiamo da sottoporgli.
“Mmmm, questa richiesta non mi fa molto impazzire. Se l’attività doveva iniziare a novembre e non hanno trovato nessuno è perchè sono nella merda”.
Potremmo anche concordare, ma forse è meglio se le opinioni di questo tipo le tieni per te.

Comunque ha altri colloqui in ballo, alcune proposte, forse è meglio se ci sentiamo dopo le feste, eh?
Forse questa volta avrei potuto davvero utilizzare un bel Le faremo sapere….

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