Riporto un interessante articolo che analizza la natura e le modifiche al tanto discusso Articolo 18 in materia di licenziamenti:

Alla base, l’assunto (che condivido) che ci sia troppa attenzione puntata su questo aspetto, mentre non se ne considerano altri:

Nel dibattito politico e mediatico, oggi, il tema dell’articolo 18 è associato a quello della condizione di difficoltà oggettiva che i giovani vivono nella nostra società, prima ancora che nel mercato del lavoro. Questa associazione dà la dimensione di quanto il dibattito sia strumentalizzato. Sono anni che i giovani non vedono l’articolo 18 neppure col binocolo. I più fortunati, hanno un contratto di apprendistato che al termine del periodo formativo prevede un momento di libera recidibilità per il datore di lavoro. C’è poi il popolo dei precari a tempo determinato della pubblica amministrazione, delle partite iva, e dei co.co.pro., che non solo sono fuori dal campo di applicazione della tutela reale, ma che non hanno neppure diritto alla tutela obbligatoria in caso di licenziamento. Idem per l’esercito degli stagisti, che lavoratori non sono, ma spesso si ritrovano a farsi carico anche del lavoro dei “colleghi” coperti dall’articolo 18. Fuori dal mercato del lavoro, infine, ci sono i 20 milioni di giovani disoccupati e gli inattivi, quelli che hanno perso le speranze e hanno smesso di cercare lavoro, o che ne hanno trovato uno in nero. I senza contratto. I senza articolo 18. Appunto.

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