[Intervista] Il bartender

Forza, prendi quel bicchiere e vieni a sederti qui con me: sorseggiando lentamente questo splendido cocktail ascoltiamo la storia della Bussola di oggi, con l’ospite più giovane che abbia mai avuto su queste pagine, ma che, in quanto a passione per il suo lavoro, e consapevolezza nel ruolo, non è secondo a nessuno!
Benvenuto! Parlaci un po’ di te
Ciao a tutti! Mi chiamo Nicolò Macario, ho 20 anni, abito nella provincia di Milano, adoro il mio lavoro, leggere e fare sport. Lavoro come bartender all’hotel Park Hyatt di Milano, 5 stelle lusso situato davanti alla Galleria Vittorio Emanuele. Mi reputo un ragazzo solare e socievole, che adora ridere e far ridere. Mamma dice che sono anche un “bel fieu”!
Ci racconti bene bene che lavoro fai?
Sono colui che ascolta i vostri problemi e le storie della vostra vita mentre sorseggiate un Negroni… ovviamente il Negroni lo faccio io, magari con un gin aromatizzato all’arancia… E con una leggera affumicatura al legno di ciliegio… Non è venuta sete anche a voi? Beh ad ogni modo il mio lavoro è questo: creare “arte liquida” e saperla vendere.
Descrivi la tua giornata tipo (sempre che ce ne sia una!)
Una delle cose che mi piacciono di più del lavoro che faccio è che non esistono giornate tipo. Ogni giorno incontri persone nuove e questo porta ad avere giornate sempre diverse ed inaspettate. Per una persona come me che soffre molto la monotonia è il massimo.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Ci sono moltissime cose che adoro e che rendono unico il mio mestiere, ma tra tutte la migliore è senza dubbio la possibilità di regalare delle esperienze ai clienti e di conseguenza di fargli provare delle emozioni. Può sembrare sciocco ma guardando l’espressione di un cliente che assaggia un tuo drink si capisce tutto ciò che sta pensando. E non c’è cosa più bella che vedere una persona sorridere dopo aver assaggiato un tuo cocktail. Ti ripaga di qualsiasi fatica.
Hai voglia di confessarci anche quello che ti piace di meno? O quello che cambieresti?
Diciamo che tra i vari lati negativi che si possono trovare nel mio lavoro ci sono i ritmi: si lavora nei weekend, durante le feste, si sta in piedi per molte ore e si è sempre sotto stress. Avere una grande passione per quello che si fa è obbligatorio per evitare che diventi tutto troppo pesante.
Da piccolo, cosa rispondevi a chi ti chiedeva “cosa vuoi fare da grande?”
Da piccolo avrei voluto fare il cuoco. L’idea di lavorare in cucina mi ha spinto a scegliere l’istituto alberghiero ma le prime esperienze dietro ai fornelli mi hanno fatto capire che avevo bisogno di stare a contatto con le persone. Da qui il cambio di indirizzo e la specializzazione in sala e bar. Poi, come si suol dire, il resto è storia!
Come ti sei preparato per il tuo lavoro?
Ho iniziato frequentando la scuola alberghiera, più nello specifico l’istituto Carlo Porta di Milano, che mi è servita come trampolino di lancio per il mondo del lavoro grazie ai primi stage e alle prime importanti esperienze all’estero. Durante gli ultimi due anni ho poi iniziato a frequentare corsi e master più specifici e ad approfondire come autodidatta temi che m’incuriosivano. Tutto questo mi ha portato a firmare un contratto di lavoro il giorno dopo il mio orale di maturità.
Come sei approdato alla tua attuale professione?
Ho sempre avuto un particolare interesse per tutti quei lavori che richiedono l’uso della fantasia e l’impegno nel dover creare qualcosa di proprio e da piccolo contestualizzavo questo mio interesse nella cucina, complice anche il fatto che in quel periodo iniziasse la diffusione televisiva di moltissimi programmi gastronomici. Come anticipato prima però, dopo le prime reali esperienze dietro ai fornelli sentivo il bisogno di dover avere un contatto diretto con la clientela, poiché mi piace poter dialogare con il consumatore e avere la possibilità di guidarlo nella scelta di ciò che andrà a scegliere. Questo mi ha portato a specializzarmi in “Sala e Bar” negli ultimi tre anni di scuola. In questo periodo ho avuto la possibilità di provare a lavorare realmente dietro ad un bancone e non ho più voluto smettere.
Quali pensi siano le principali caratteristiche che deve avere un bartender?
Ci sarebbero tantissime caratteristiche da elencare. Perché è un lavoro che ti porta a dover stare a contatto con il pubblico e quindi a dover avere capacità di relazione sociale, è un lavoro che ti costringe ad avere un’organizzazione precisa per tutto, bisogna saper gestire gli ordini dal magazzino, saper preparare tutto l’occorrente per le serate ed assicurarsi che non manchi mai niente… ma oltre a tutto questo ciò che serve di più è la passione. Quella ti porta ovunque. Io sono completamente ossessionato dal mio lavoro, è quello di cui ho bisogno per sentirmi al meglio. Se hai la passione puoi arrivare dove vuoi.
Come nasce un cocktail?
Un cocktail nasce da un’idea. L’idea di valorizzare determinati prodotti piuttosto che di rappresentare una storia o un territorio. Tutto ciò che compone il drink, dagli ingredienti, alla scelta della decorazione e del bicchiere, deve seguire una logica che si basi sull’idea iniziale. Prendo in esempio il drink sul quale sto lavorando attualmente insieme ad un collega molto più esperto e bravo di me: l’idea è quella di realizzare un cocktail che si basi sulla Caprese, uno dei piatti più famosi della cucina italiana. A questo si lega la scelta di utilizzare esclusivamente prodotti italiani e di creare qualcosa di minimal, che rappresenti la semplicità del piatto stesso, ma d’effetto, che stupisca il cliente e gli regali un’esperienza nuova ed unica.
Come si armonizzano tra loro la necessità di seguire una ricetta tradizionale e il desiderio di dare un tocco personale al prodotto finito?
Diciamo che ciò che lega la tradizione all’innovazione è la conoscenza. Se conosci puoi permetterti di “metter mano” a ricette storiche e a cocktail che rappresentano i pilastri della miscelazione. La cosa più importante è avere sempre un motivo per ciò che si fa, ad ogni modifica, anche quella più leggera, va data una motivazione. Altrimenti si rischia di creare quelli che mi piace definire un “Cocktail Brodo”… vi lascio immaginare il perché del nome.
Cosa diresti a chi sta pensando di fare da grande il tuo lavoro?
Di essere se stesso e non avere nessun tipo di paura. Se davvero si ha la passione per questo mestiere tutto viene naturale, se pur con molte difficoltà. Spesso si viene frenati dalla paura di sbagliare o di rovinare qualcosa, ma è l’unico modo per crescere e migliorarsi sempre di più. Abbiate voglia di sbagliare e di rischiare di farlo.
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Se ti va, sei libero di aggiungere un pensiero, un aneddoto, un consiglio, una citazione, un’immagine o quello che vuoi.
Grazie a te per l’intervista, è stato un piacere avere la possibilità di raccontare una piccola parte del mio mondo! Mi piacerebbe terminare con una frase del poeta Charles Baudelaire, ricordando che: “Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere” 😉
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Tutte le foto sono di Nico, che ce ne ha gentilmente concesso l’utilizzo.