[Intervista] La restauratrice

Oggi respiriamo profumo di legno nel laboratorio della nostra ospite! Chiacchieriamo infatti con Selene e, se volete seguirla su Facebook, la trovate qui.
Ciao! Parlaci un po’ di te
Selene e la lucidatura a gommalacca di una sedia |
Mi chiamo Selene, sono nata e cresciuta nell’orbita di Milano, una città che amo anche se un pezzo del mio cuore è nelle Marche. Suonerà banale ma amo viaggiare, mi piace l’arte nelle sue molteplici forme e non potrei fare a meno della musica che a volte è l’unica compagna nella mia giornata di lavoro.
Ci racconti bene che lavoro fai?
Sono una restauratrice specializzata in mobili ed oggetti in legno, da quelli antichi a quelli di modernariato, il mio lavoro consiste nel conservarli e recuperarli rispettando le caratteristiche specifiche di ogni manufatto. Talvolta vesto invece i panni della decoratrice, soprattutto quando il committente ha un mobile cui è affezionato ma di poco valore e non in sintonia con la casa, il mio compito è allora quello di reinventarlo e trasformarlo; è in questi momenti che posso dare sfogo alla mia vena creativa.
Ci fai un esempio di qualche lavorazione in particolare?
Premettendo che ogni intervento di restauro ha delle particolarità, in linea di massima il lavoro si può riassumere in una serie di fasi. Se l’oggetto necessita di un consolidamento si utilizzano colle e prodotti chimici specifici per ridare solidità alle parti che lo richiedono o far aderire elementi che si sono staccati; nel caso alcuni di questi elementi risultino mancanti o troppo rovinati per essere conservati si lavora di sega e scalpello per ricostruirli in legno (possono essere intagli o intarsi, oppure parti strutturali quali piedi, ante…). Terminato il lavoro di falegnameria si passa alla pulitura che può essere più o meno profonda, talvolta si tratta solo di eliminare uno strato di sporco superficiale, altre volte si deve togliere la vernice che ricopre l’intero oggetto, per queste operazioni si ricorre a diversi tipi di solventi liquidi o sotto forma di gel che possono essere utilizzati puri oppure miscelati e passati sulla superficie con tamponi di cotone o paglietta fine. Quando l’oggetto è pronto (riparato, pulito, stuccato) si può procedere con la finitura: se necessario si armonizzano le parti aggiunte con del colorante che può essere a base d’acqua o alcool, a seconda delle esigenze; se ci sono delle parti dipinte che lo richiedono si fanno anche delle reintegrazioni pittoriche con acquerelli, colori acrilici o a vernice… dipende sempre dal tipo di colori che sono stati utilizzati in origine!
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una fase di disinfestazione di un mobile |
I mobili sono solitamente lucidati a cera o gommalacca, una vernice composta da resina sciolta in alcool. Una delle lavorazioni più difficili è la cosiddetta lucidatura a specchio, un’operazione che richiede molta pazienza, bisogna stendere con un tampone molte mani di gommalacca che deve essere via via più diluita. Si inizia a lucidare seguendo le venature del legno, senza ripassare dove si è appena applicata la gommalacca e senza mai fermarsi sulla superficie, quando il tampone è asciutto, si ricarica nuovamente di gommalacca. Nella mano successiva si cambia movimento, disegnando col tampone degli otto, poi una serie di cerchi. Le varie passate vanno fatte alternando questi movimenti fino ad ottenere il risultato voluto.
Si deve prestare molta attenzione perché si rischia di rovinare od opacizzare la superficie e l’unica soluzione è rimuovere la vernice e ricominciare da capo! Nonostante sia un processo complesso che richiede attenzione devo dire che mi piace molto, talvolta lo trovo persino rilassante, forse per la ripetitività dei gesti.
Descrivi la tua giornata tipo (sempre che ce ne sia una!)
Non esiste una vera routine, ci sono periodi di lavoro più o meno intensi e questo influisce molto sull’organizzazione, talvolta l’intera giornata è dedicata al lavoro in sé, quando invece ci sono meno commissioni mi dedico maggiormente all’aspetto social e di promozione, fondamentali quando si ha un’attività in proprio! Non mancano poi i momenti dedicati alla ricerca e agli approfondimenti, è fondamentale tenersi aggiornati.
La maggior parte delle mie giornate trascorrono in solitaria ma fortunatamente non mancano momenti di collaborazione con altri professionisti; ultimamente mi è capitato anche di lavorare in cantieri e tutte queste esperienze sono sicuramente istruttive e utili per la crescita professionale.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Ci sono diversi aspetti che mi piacciono del restauro, il fatto che sia un lavoro manuale è uno dei principali, inoltre quando percepisco la soddisfazione dei committenti, soprattutto di quelli che avevano delle riserve sul risultato, non posso nascondere di sentire una punta d’orgoglio. Poi c’è l’odore del legno, è un materiale che mi piace molto.
Hai voglia di confessarci anche quello che ti piace di meno? O quello che cambieresti?
Alle volte è difficile far capire che un restauro può costare più di quanto ci si immagini, non è piacevole quando intuisci che i clienti pensino che tu stia cercando di farti pagare più del dovuto.
Hai sempre saputo di voler fare questo lavoro, o l’hai capito più tardi? E come l’hai saputo/capito?
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Prima e dopo il restauro |
Non posso dire di aver sempre avuto il sogno di fare la restauratrice ma in casa siamo sempre stati stimolati a esprimerci creativamente, se a questo aggiungiamo un padre appassionato di fai da te e lavorazione del legno direi che i presupposti per questo lavoro ci fossero tutti. La decisione l’ho maturata comunque tardi, tra la fine delle superiori e l’università.
Come ti sei preparata per il tuo lavoro (scuola, università, corsi specifici…)?
Terminato il liceo avevo le idee ancora poco chiare ma già indirizzate verso il restauro, perciò mi sono iscritta a Scienze dei Beni Culturali. Durante l’università sono venuta a conoscenza di un corso di restauro al Cfp Terragni di Meda e così dopo la laurea mi sono diplomata in restauro del mobile e legni antichi. Da quel momento ho iniziato a lavorare sia da sola che con dei professionisti per migliorare le mie competenze.
Cosa diresti a chi sta pensando di fare da grande il tuo lavoro?
Di pensarci attentamente. Spesso si ha una visione “romantica” del lavoro del restauratore, in realtà è piuttosto impegnativo e bisogna affrontare diverse difficoltà; bisogna essere pronti a momenti di scarso lavoro, purtroppo la continuità non è una caratteristica di questa attività. Detto questo, è un lavoro che può essere molto appagante!
L’aspetto più importante da valutare se si vuole intraprendere questa strada è sicuramente quello della formazione: sono cambiate molte regole e bisogna scegliere con attenzione dove studiare.
Hai qualche indicazione più specifica da dare a chi potrebbe essere interessato?
realizzazione di un mobile nuovo utilizzando vecchi cassetti recuperati |
Se si vuole lavorare solo per i privati si può fare un percorso simile al mio, frequentando corsi di formazione professionale specifici (oltre ai cfp, come il Terragni di Meda, ci sono diverse scuole che offrono corsi di restauro), la mia scuola rilascia inoltre un diploma di collaboratore restauratore che consente di lavorare su beni tutelati ma sotto la direzione di un restauratore accreditato.
Per avere il titolo di restauratore dei beni culturali necessario per ottenere incarichi pubblici (e comunque su beni tutelati) è necessario frequentare delle scuole specifiche; quando studiavo io c’era ancora poca chiarezza in proposito, negli ultimi anni si è cercato di ovviare a questo problema e le opzioni si sono moltiplicate, se si fa una ricerca sul sito del ministero dovrebbe trovare un elenco degli enti accreditati, tuttavia conviene sempre controllare quando si effettua l’iscrizione che la scuola scelta abbia i requisiti per rilasciare il titolo di restauratore (il riferimento è all’art. 182 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).
Sei contenta di quello che fai o, potendo, torneresti indietro? Perché?
L’unica cosa che cambierei è forse la scelta del percorso di studi, altri corsi universitari sarebbero stati magari più indicati e mi avrebbero facilitata. Ci sono dei momenti di difficoltà in cui pensi “forse avrei potuto far qualcosa di diverso…” ma questo lavoro mi piace e lo sceglierei ancora, anche se non è escluso che possa arricchirsi ed evolversi, anzi lo spero!
E noi te lo auguriamo di cuore!
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