[Intervista] La Tutor

In queste settimane, chi prima, chi dopo, stanno aprendo i battenti le università con il nuovo anno accademico. Orde di matricole invadono i chiostri e i corridoi (talvolta anche le aule), mentre gli studenti anziani tirano un attimo il fiato e si godono le ultime settimane senza esami in vista.
Solo che poi gli esami arrivano. E bisogna studiare, a volte proprio tanto, scontrandosi con un metodo di studio che andava magari bene fino alle superiori e ora non basta più.
Che si fa?
Ecco che interviene il Tutor: ma lascio la parola direttamente all’ospite della Bussola di oggi…
Benvenuta! Parlaci un po’ di te
Sono Stella Di Giorgio, ho 38 anni, una laurea in Filosofia (4 anni) e una in Psicologia (5 anni). Viaggio da sola, adoro i pancake e ho una gatta dolcissima, nera e bianca.
Ci racconti bene bene che lavoro fai?
Sono una psicologa, ma non mi occupo di clinica, bensì di didattica e tutoring, cioè aiuto gli studenti universitari nei momenti più difficili: il test di ammissione, la tesi di laurea e l’Esame di Stato, per il quale ho ideato un kit di preparazione che ha aiutato oltre 10 generazioni di psicologi ad abilitarsi. Ora, seguo soprattutto studenti di Psicologia, ma in quasi 20 anni di tutoring ho seguito studenti di diverse discipline e con ogni tipo di difficoltà. Dalla bambina di 9 anni con disturbi dell’apprendimento, al giovane fuoricorso, allo studente di mezza età che doveva conciliare gli impegni universitari con quelli familiari e lavorativi, fino alla maestra in pensione, che studia per la seconda laurea, perchè non si smette mai di imparare.
Descrivi la tua giornata tipo (sempre che ce ne sia una!)
La mia giornata-tipo è cambiata negli anni. Ho iniziato dalle classiche ripetizioni a studenti di scuola superiore. Ho continuato con lezioni a studenti universitari. Dalle lezioni sono passata al supporto su aspetti trasversali dell’apprendimento (metodo di studio, memoria, ecc.) e su quelli strategici per la stesura di temi o tesi di laurea, ad esempio su come fare ricerche bibliografiche o come elaborare i contenuti degli articoli scientifici per le tesi.
Poi è iniziata a prevalere la scrittura, con le consulenze sulle tesi e la stesura di libri e manuali didattici, anche in ghostwriting per professori, autori o editori. Adesso la scrittura si è estesa anche ai contenuti web (articoli del blog ottimizzati peri motori di ricerca, post per i social network, ecc.) su tematiche psicologiche e affini.
Quando ero tutor presso 2 istituti di preparazione universitaria, la parte operativa occupava la maggior parte del lavoro. Dal 2006 lavoro in autonomia con P. Iva, quindi svolgo sia la parte operativa, sia la parte amministrativa. Non è facile, anche perchè, in un mercato mutevole, occorre innovare continuamente, essere creativi e flessibili, declinare la stessa attività in mille modi (la lezione, la strategia didattica, la consulenza per lavori scritti, ecc.). E rischiare tanto.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
La soddisfazione di quando ricevo messaggi a distanza di molti anni, da studenti che ho seguito in passato e mi rintracciano su Linkedin per raccontarmi dei loro successi. Infatti superare un esame è soddisfacente, ma i risultati a lungo termine sono più importanti, perchè sono indicativi di un lavoro più strutturale, fatto sul metodo e non solo sul contenuto.
Oppure, ricevo una grande soddisfazione quando vado ad un congresso, visito un sito o leggo un’intervista e vedo i nomi degli studenti che ho seguito, scoprendo che hanno fatto carriera, si sono affermati e sono diventati un punto di riferimento nel loro settore. Anche questo significa che con il tutoraggio hanno acquisito strumenti e non hanno solo incamerato nozioni.
Hai voglia di confessarci anche quello che ti piace di meno? O quello che cambieresti?
Cambierei la mentalità di alcune persone disoneste: nel mio lavoro scrivo molto, soprattutto oggi, ma molti rubano la proprietà intellettuale, copiano anche sfacciatamente. Si appropriano di testi altrui, senza citare la fonte. Ripropongono contenuti altrui e li spacciano per propri, senza nessun rispetto. E poi cambierei alcune norme, perchè la pressione fiscale è davvero insostenibile.
Da piccola, cosa rispondevi a chi ti chiedeva ìcosa vuoi fare da grande?
La giornalista! Erano gli anni in cui spopolava la Fallaci. A scuola eravamo tutte appassionate dei suoi libri e volevamo diventare come lei, giornaliste e scrittrici. Ho mantenuto l’aspetto della scrittura, ma non narrativa, bensì manualistica. Forse perchè sono rimasta molto introversa.
Come ti sei preparata per il tuo lavoro?
Ho seguito vari master e corsi ma, a distanza di tempo, devo riconoscere che forse la preparazione decisiva è venuta dalla laurea in Filosofia. Non direttamente, nel senso che non insegno il trascendentalismo kantiano… Però aver studiato filosofia mi ha dato un metodo che poi ha consentito di impostare il tutoring in modo strategico, ideando nuove formule di apprendimento, come quella del kit, che non esisteva (Google lo testimonia!) e che ha ricevuto numerose imitazioni, sia da piccoli tutor che da grandi case editrici. E poi la filosofia mi ha dato la serenità e la resilienza di fronte alle innumerevoli difficoltà che ho incontrato nella vita e nel lavoro.
Quanto impegno hai messo nel progettare il tuo percorso professionale e quanto invece pensi abbia inciso la fortuna, il caso?
Nè la fortuna, né il caso, ma la passione verso l’apprendimento, unita alla necessità. Ecco, la necessità costringe a ingegnarsi. Dover affrontare molte difficoltà anche economiche, senza avere sostegni, aguzza la creatività.
Cosa diresti a chi sta pensando di fare da grande il tuo lavoro?
Direi di essere creativo, di inventare nuove formule che rendano l’apprendimento significativo, ancor prima che facile e veloce. Aiutare gli studenti, ad esempio ad affrontare l’Esame di Stato di Psicologia, non significa trovare trucchetti per prepararsi in poco tempo, senza sforzo e con meno ansia. Certo, sono esigenze legittime, ma spesso dettate dalla perdita di motivazione intrinseca, di interesse e di organizzazione nello studio. E poi, a chi vuole fare questo lavoro, suggerirei di dare il buon esempio, di essere lui per primo una persona che studia sempre, che non copia e che cerca sempre di innovare.
Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Se ti va, sei libera di aggiungere un pensiero, un aneddoto, un consiglio, una citazione, un’immagine o quello che vuoi.
Per trovare lavoro, suggerirei ai neurolaureati di non puntare solo ad accumulare compulsivamente titoli o perfezionare solo le competenze tecniche, ma anche sviluppare le abilità trasversali, le cosiddette soft skill. Ad esempio, essere affidabili, puntuali nelle consegne, precisi nello svolgimento del lavoro. Sembrano ovvie, ma sono rare!
E poi di non limitarsi a rispondere agli annunci di lavoro, ma proporsi autonomamente, perchè non tutte le posizioni aperte vengono pubblicizzate. Talvolta, le opportunità di lavoro viaggiano per passaparola, quindi è importante costruire una rete di contatti professionali, ad esempio attraverso Linkedin.
Infine, di provare anche la via della libera professione, che non offre sicurezze e stabilità, ma ormai neanche essere assunti le garantisce. In più adesso anche le aziende si stanno aprendo allo smart working, quindi può essere utile prefigurarsi il lavoro non tanto come “posto”, dove eseguire una mansione dalle 9 alle 18 dal lunedì al venerdì, ma come un servizio che si può offrire direttamente a chi ne può beneficiare, siano essi privati o aziende, magari facendo rete con altri liberi professionisti.
Grazie Stella, per gli utili consigli che condivido appieno!
Puoi restare in contatto con Stella tramite LinkedIn, Facebook, Twitter e, naturalmente, sul suo sito 110 e Lode.
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Tutte le foto, scattate da Giui Russo, sono di Stella, che ce ne ha gentilmente concesso l’utilizzo.