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I professionisti della ricerca di lavoro. Un’intervista rotonda

Negli ultimi anni sono fiorite diverse figure professionali che si occupano di supportare le persone nel momento, a volte molto delicato, della ricerca di lavoro.

I soggetti che necessitano di questo supporto possono essere giovani alle prime armi, adulti con esperienza che si trovano improvvisamente privati di un’identità lavorativa, professionisti che cercano nuovi stimoli e possibilità di crescita.

A loro si affiancano career coach, orientatori, consulenti di outplacement, counselor, psicologi del lavoro, ciascuno con il proprio approccio e la propria metodologia: tanta ricchezza rischia di ingenerare confusione, sovrapposizione di competenze e ruoli nell’immaginario collettivo, e di conseguenza difficoltà nell’individuare il professionista adeguato alla propria necessità.

Per questo motivo con Sara Magliocca di Fairplace, che è già stata nostra ospite sul blog, abbiamo ritenuto opportuno e utile per chi ci segue farci spiegare direttamente dalla voce di questi professionisti le relative specificità: partecipano a questa “intervista rotonda” Annarita Bergianti (orientatrice), Marina Galli (psicologa del lavoro), Marilisa Mele (counselor) e Sara Rossi (consulente di outplacement).

Le ringraziamo di cuore per la loro disponibilità e finalmente lasciamo a loro la parola!

 

 

Ciao e benvenuta a questa intervista rotonda! Puoi darci una breve definizione della tua figura professionale?

Sara Rossi (consulente di OTP) – Io mi occupo di Supporto alla Ricollocazione Professionale (Outplacement). Il mio lavoro è un po’ quello di co-pilota di persone che per ragioni diverse si trovano disoccupate e cercano di reinserirsi nel mercato: supporto nella valorizzazione della propria professionalità e delle proprie aspirazioni professionali e nella gestione del nostro mercato del lavoro con strumenti quanto più concreti e personalizzati, dando loro un metodo.

Marina Galli (psicologa del lavoro) – Io mi definisco una consulente di carriera, in quanto penso sia un termine che racchiuda più ruoli, che comprenda più attività con lo stesso obiettivo finale: aiutare le persone in difficoltà nel mondo del lavoro. In particolar modo come psicologa del lavoro supporto le persone che non sanno quale professione vogliono intraprendere o vogliono trovare una nuova opportunità lavorativa. Come orientatrice aiuto gli adolescenti a capire cosa fare da grandi, ed a scegliere l’università giusta. Come consulente di carriera supporto le persone in cerca di lavoro aiutandoli nella ricerca attiva del lavoro.

Annarita Bergianti (orientatrice) – Sono una orientatrice/coach che aiuta e supporta il suo cliente nello sviluppo della propria carriera e/o nel maturare le decisioni nei momenti di transizione professionale, costruendo insieme una strategia. Accompagno inoltre il mio cliente nella ricerca attiva del lavoro e fornisco informazioni sul mercato del lavoro di riferimento e sui canali di ricerca. Trasmetto ed aiuto a sviluppare competenze nel campo della comunicazione, del personal branding e della gestione del colloquio di selezione.

Marilisa Mele (counselor) – Per descrivere la figura professionale del Counselor, può essere utile partire dalla definizione di Counseling: “Il counseling professionale è un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
 Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.
 È un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.” (Assocounseling). In qualità di Counselor, il mio ruolo è quindi sostenere le persone che si trovano nella necessità di una relazione di aiuto per affrontare le difficoltà che stanno emergendo, attraverso il rafforzamento delle loro risorse interne, già disponibili ma temporaneamente “dimenticate”. Si lavora su problemi legati al “qui ed ora” che possono trovare una soluzione in tempi brevi. Infatti, gli incontri di counseling non superano generalmente i 10. Le difficoltà possono spaziare dall’ambito personale a quello professionale.

 

 

Qual è la specificità del tuo approccio nell’affrontare un percorso di ricerca del lavoro con un candidato?

Sara Rossi (consulente di OTP) – Direi la Concretezza e la Personalizzazione. Ogni persona è differente e ha necessità di un supporto che sia fatto su misura sia in termini di tempo che di strumenti, e che rispetti la sua personalità. Io non intervengo su aspetti puramente psicologici, pur tenendo in considerazione l’emotività e i sentimenti della persona.

Marina Galli (psicologa del lavoro) – La metodologia che utilizzo coniuga sia un approccio psicologico sia un aspetto pratico. Inizialmente c’è sempre una comprensione dei vissuti nelle situazioni lavorative delle persone attraverso dei colloqui. A questo si affianca una risoluzione dei problemi in tempi brevi attraverso una metodologia pratica.

Annarita Bergianti (orientatrice) – L’approccio che utilizzo ha come fulcro la definizione della identità professionale e il riconoscimento e la valorizzazione delle potenzialità specifiche della persona. È fondamentale che il cliente, durante le sessioni di lavoro, abbia sempre sia delle indicazioni pratiche che una restituzione di quali sono i punti di forza che lo contraddistinguono. Cercare lavoro o cercare di cambiarlo o di cambiare ruolo è un mestiere e ai miei clienti richiedo impegno e perseveranza. Gli strumenti che utilizzo per tarare la strategia “giusta” per la persona sono frutto di formazione specifica ed anche di esperienza sul campo, ma nulla può sostituire l’impegno e l’energia. Per questo motivo nella prima/seconda sessione si lavora anche sulla motivazione e sull’energia; è importante sbloccare, se necessario, la motivazione e ricontattare energie o recuperarle.

Marilisa Mele (counselor) – Lavoro su un percorso di consapevolezza, supportando la persona ad entrare in contatto con emozioni, pensieri e barriere nella ricerca di un nuovo lavoro. Consapevolezza finalizzata anche a capire chi siamo e dove vogliamo realmente andare, quale tipo di lavoro può soddisfare le nostre esigenze, non solo economiche ma anche e soprattutto di benessere personale. Questo step è fondamentale affinché poi il cliente possa attivare le energie necessarie per la ricerca e/o il cambiamento del lavoro. Per fare questo utilizzo tecniche di Analisi Transazionale, di Gestalt, di PNL unite all’importanza dell’ascolto e dell’empatia. Ogni persona ha già in sé tutte le risposte, basta solo supportarle nel ritrovarle.

 

 

Come pensi sia possibile rendere evidente tale specificità in modo che il candidato non risulti disorientato rispetto alla molteplicità degli approcci offerti dalle diverse figure professionali che operano in questo ambito?

Sara Rossi (consulente di OTP) – Credo che la via migliore sia la chiarezza iniziale da entrambe le parti. Il primo incontro, una sorta di “sessione zero” (mutuata dal coaching) è molto importante. In base al racconto del candidato e a ciò che emerge si può capire che tipo di supporto necessita e se quello dell’outplacement è davvero il percorso adatto o se è necessario intraprendere percorsi paralleli. Al termine dell’incontro è importante dare un feed back al candidato su quanto emerso e supportarlo nella scelta.

Marina Galli (psicologa del lavoro) – Sinceramente trovo difficile rispondere a questa domanda perché in realtà c’è un disorientamento di fondo delle diverse figure professionali. Questo si evidenzia anche dalla molteplicità di nomi utilizzati per definire professioni simili. Credo che un soggetto in difficoltà ottenga comunque dei risultati positivi quando decide di interagire con un esperto di settore,  indipendentemente dalla specificità di ogni singolo approccio. L’importante è che ogni figura professionale cerchi di far trasparire in modo più semplice possibile il proprio modo di operare , le attività che svolge, le proprie competenze, in modo da permettere al candidato di poter scegliere quella con cui si sente più affine. 

Annarita Bergianti (orientatrice) – Ritengo che l’approccio “sartoriale” sia indispensabile, almeno nell’ambito dei consulenti privati come me. Ogni richiesta va trattata come un progetto individuale e vanno adattati sia i tempi che gli strumenti e la strategia agli obiettivi ed alla situazione specifica del/della cliente. Detto questo, sono anche consapevole che l’applicazione di un metodo di lavoro ben definito sia altrettanto importante. Per questo motivo, dopo un colloquio iniziale per valutare se posso essere la professionista giusta rispetto alla richiesta che mi viene fatta, io presento sempre una proposta scadenzata di lavoro, con obiettivi e step ben definiti, così come il numero di sessioni previste.
Io sono una coach ed il mio approccio – anche nelle attività di orientamento – è molto focalizzato sullo sviluppo delle potenzialità del candidato, in modo da sostenere e migliorare l’azione di ricerca o di cambiamento.

Marilisa Mele (counselor) – Il mio obiettivo non è finalizzato a lavorare su strumenti (vedi CV e lettera) e canali di ricerca (Internet, Social network, Head Hunter ecc.) ma più su un percorso di consapevolezza su dove si vuole andare e cosa si vuole e si può fare. Occorre infatti tener conto della situazione di mercato, delle competenza acquisite, agite e non, e delle eventuali competenze da acquisire. La consapevolezza deve portare a definire comunque obiettivi raggiungibili. È un percorso inoltre finalizzato anche all’ampliare gli orizzonti e ad immaginarsi anche in lavori magari scartati o non presi in considerazione.
L’obiettivo rimane il miglioramento della qualità di vita del cliente, supportandolo anche nell’affrontare le paure della ricerca di un lavoro e riattivando le energie e le capacità di autodeterminazione a sua disposizione.

 

 

Quali sono le tematiche/problematiche che più frequentemente ti trovi ad affrontare? 

Sara Rossi (consulente di OTP) – I luoghi comuni. Spesso i candidati arrivano sapendo del mercato del lavoro solo quello che leggono sui giornali e sui social, ma senza alcuna specificità rispetto al loro profilo o al loro mercato. Questo genera spesso sentimenti negativi rispetto alla possibilità di una ricollocazione sul mercato. Temono di non farcela. I tempi. Per una efficace ricollocazione serve tempo. Tempo per capire l’obiettivo e tempo per realizzarlo. Spesso i candidati non lo hanno. La gestione ottimale del tempo diventa una chiave importante nel percorso di ricollocazione. La diffidenza sugli strumenti. Il mercato cambia e cambia il modo di cercare lavoro e di proporsi. Una delle attività, complesse, con il candidato è far capire questo passaggio e formarlo sugli strumenti a disposizione.

Marina Galli (psicologa del lavoro) – La richiesta iniziale che ricevo più frequentemente è un aiuto sulla costruzione o revisione del proprio curriculum vitae per quanto riguarda i candidati adulti. Mentre per gli adolescenti è un aiuto nella scelta universitaria, ma il più delle volte è un ri-orientamento, ossia ragazzi che hanno fatto una scelta universitaria sbagliata e a distanza di anni sono in difficoltà sul proprio percorso di studi e sul proprio futuro.

Annarita Bergianti (orientatrice) – In questo campo senz’altro la ricerca di una opportunità professionale senza la conoscenza degli strumenti corretti. Manca moltissimo anche la capacità di studiare una strategia che parta dall’analisi dei dati e da una approfondita conoscenza di sé. Ci si ferma all’urgenza della decisione, data dalla preoccupazione o dal disagio provato e spesso poi si va incontro a delusioni.

Marilisa Mele (counselor) – Nell’ambito della ricerca del lavoro le tematiche più frequenti riguardano: quale lavoro cercare, possiedo le competenze per fare quel lavoro, faccio fatica a cercare un lavoro, vorrei ma non posso. Spesso lavoro con persone che invece vogliono cambiare lavoro e chiedono aiuto perchè non sanno se stanno facendo la cosa giusta o perché non sanno quale altro lavoro cercare. In tempi come questi, cambiare spaventa. Spesso il cambiamento non è la risposta giusta. In qualità di counselor, lavoro sulla consapevolezza di quale è il vero problema o la vera domanda da porsi.

 

 

Siamo riuscite a confondere le idee? Beh, all’inzio un buon orientatore fa proprio questo: ti supporta nel frullare le tue conoscenze, competenze e temi e a trovare le tue possibili combinazioni!

Chiediti in che momento di cambiamento professionale ti trovi, definisci il tuo bisogno prioritario e scegli il miglior professionista tra le figure che ti abbiamo presentato, ben sapendo (come avrai capito leggendo questo articolo) che ognuna porta in sé specificità e intrecci di discipline, approcci e metodologie.

Ogni persona è unica, così come unico è il professionista; ogni individuo è complesso e la risposta che funziona per uno non è detto che sia corretta per l’altro.

Chiedi sempre un colloquio preliminare, valuta il metodo che ti espone e anche il feeling che ti trasmette il consulente che hai davanti, perchè sarà il tuo compagno, il tuo sostegno e il tuo primo supporter sul sentiero verso la tua prossima avventura professionale.

 

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