LinkedIn introduce la funzione “aggiungi pausa lavorativa”

Ti è mai capitato, nel corso della tua esperienza professionale, di trovarti per qualche periodo “in pausa” dal lavoro?
Magari hai avuto un figlio, oppure non ti è stato rinnovato il contratto; forse l’azienda per cui lavoravi ha fatto una ristrutturazione che ti ha coinvolto, o ci hai messo più tempo del previsto a trovare il primo impiego una volta finiti gli studi.
Queste occasioni ci mettono sempre un po’ a disagio, non sappiamo come raccontarle a colloquio, temiamo che i recruiter ci giudichino male per questi momenti improduttivi.
È davvero così?
Mi piacerebbe risponderti che no, non preoccuparti, è solo un luogo comune… Il fatto è che la risposta, come in tante occasioni, è un sonoro “dipende”.
Dipende dal vissuto di chi ti seleziona, dal contesto in cui vive e si è formato, da quello che le aziende hanno chiesto.
Io lo so che là fuori ci sono recruiter disposti a puntare sulle competenze più che sul percorso; ma so anche che sono pochi e spesso sono frenati, più o meno esplicitamente, dalle aziende.
Viviamo ancora molto profondamente in una mentalità che concepisce le pause solo come intoppi, frutto di scelte sbagliate, errori di valutazione, scarse competenze.
E la mentalità è qualcosa che ha bisogno di tempo per cambiare.
Piccoli cambiamenti in questa direzione li possiamo vedere per esempio su LinkedIn: da poco è disponibile una nuova funzione che permette di aggiungere, nella sezione delle Esperienze, anche i periodi di pausa. Basta cliccare sul ➕ e, invece di aggiungere una nuova posizione lavorativa, scegliere “Aggiungi pausa lavorativa”.

Puoi scegliere tra svariate opzioni, dal menu a tendina, per motivare la tua pausa, indicare il periodo temporale e aggiungere tutta una serie di informazioni ulteriori per contestualizzarla e arricchirla, sottolineando le competenze maturate o le esperienze vissute, esattamente come fosse un’esperienza di lavoro.
Del resto, ti ricordi che avevamo già parlato di Lifeed e MAAM?

Ma ora arriviamo al sodo: sfruttare la funzione “aggiungi pausa lavorativa” al profilo LinkedIn e magari, perchè no? adeguarla in qualche modo anche sul CV, ci mette al riparo da giudizi o domande?
Io credo di no, ma oramai lo sai che di secondo nome faccio Pollyanna, quindi io dico: iniziamo almeno a cambiare la mentalità!
Se normalizziamo l’inserimento di queste pause nei nostri strumenti di comunicazione, se impariamo a dare loro senso, inquadrandole in un contesto più ampio di vita, se riusciamo davvero a far passare ai nostri interlocutori il valore di quello che questi presunti “stop” ci hanno insegnato… beh, pian piano, un passo alla volta, questa cosa perderà di eccezionalità.
Fammi sapere anche tu cosa ne pensi, se hai qualche cosiddetto “buco” nel tuo percorso, come lo gestisci e se hai trovato qualche soluzione per valorizzarlo: se mettiamo a fattor comune qualche strategia, magari contribuiamo a velocizzare il processo!
NB: Sì, questo post potresti averlo già letto nella newsletter di marzo, però ho pensato che possa essere una funzione utile da segnalare anche a chi non è iscritto, e quindi la ripropongo 😊
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