Disabilità e lavoro: i consigli dei recruiter

Dopo aver ragionato sul punto di vista delle aziende riguardo al tema dell’inserimento di persone con disabilità, ho approfittato ancora dell’aiuto di Elisabetta Matti, Senior HR Consultant in Alvin Consulting – brand di Articolo1, Elena Belloni, Specialista Divisione Diversity Talent di Openjobmetis, e Daniele Regolo, presidente e founder di Jobmetoo, questa volta per fornire una serie di buoni consigli a te che sei iscritto alle liste delle categorie protette e stai cercando lavoro.
Iniziamo dalle basi: come è meglio fare per rispondere agli annunci? Cosa occorre evidenziare, e cosa invece no, nella candidatura?
L’opinione condivisa dai recruiter è che sia necessario rispondere ad annunci con cognizione di causa, selezionandoli tra quelli che hanno una reale e concreta attinenza al percorso e alla motivazione professionale.
“Nel caso di candidati alla ricerca del primo impiego – aggiunge Daniele – mettere a fuoco ciò che possa realmente interessare potrebbe essere più difficile: in questo caso, si possono individuare non ruoli specifici, ma valutare aree professionali (area amministrativa, area commerciale, area marketing).”
Un punto di attenzione importante, che ci sottolinea ancora Daniele, sta nel leggere in modo approfondito “gli annunci a cui si risponde: può sembrare una banalità, ma spesso i candidati si fermano al job title, sicuramente non esaustivo nè per quello che riguarda le mansioni del ruolo nè per quello che riguarda i requisiti richiesti, con il rischio di inviare candidature non pertinenti.
È inoltre da tenere in considerazione che, spesso, un recruiter potrebbe seguire più selezioni: il candidato che invia lo stesso curriculum per tutte le posizioni aperte, sicuramente resta impresso nella memoria del recruiter, ma non in modo positivo.”
Una volta analizzati e selezionati gli annunci a cui rispondere, occorre inviare una candidatura preparata nel migliore dei modi: l’attenzione si sposta ora sul curriculum.
Elisabetta sottolinea l’importanza di “mettere in evidenza tutte le informazioni che possono contribuire a fornire al selezionatore un quadro completo su di sé. Oltre alle informazioni legate al percorso scolastico e professionale è quindi importante indicare anche eventuali altre esperienze formative e informazioni legate alla sfera personale (hobby, interessi, attività di volontariato, ecc…).”
Daniele, oltre a ricordare che un buon curriculum “si presenta ordinato, di facile lettura, strutturato cronologicamente e per aree (esperienze / formazione / competenze / altro)”, segnala anche l’importanza delle date: “qualora ci si trovasse di fronte a quella che potrebbe essere una criticità, un ‘buco’ nel curriculum, se è protratto per diversi anni, vale la pena indicare in modo sintetico, magari riassumendole in una frase, le esperienze saltuarie di cui ci si è occupati, o i motivi per i quali non si è lavorato. Noi di Jobmetoo abbiamo piena conoscenza che dietro ad uno spazio bianco possa esserci una motivazione legata a motivi di salute o a tematiche legate alla L.68/99, oltre, naturalmente, a comuni motivazioni di difficoltà nella ricerca del lavoro. ”
A proposito della legge 68/99, è consigliabile segnalare sul curriculum l’appartenenza alle categorie protette?
Risponde Daniele: “consideriamo i candidati appartenenti alle categorie protette alla pari di tutti gli altri: il cv non sarà quindi differente per via della legge 68/99, nè verterà su di essa. Sicuramente però è importante inserirne l’indicazione per molti motivi: potrebbe costituire un’opportunità in più; chiarisce subito a chi cerca una persona appartenente alle categorie protette che la vostra candidatura risponde anche a questo requisito; potrebbe consentirvi di specificare, inoltre, eventuali necessità in ambito lavorativo o, al contrario, l’assenza di necessità particolari.
Suggeriamo di indicare la dicitura di appartenenza alle categorie protette ex l.68/99 ad inizio o a conclusione del curriculum, le due aree in cui un recruiter abitualmente verifica la specifica.
Non è indispensabile indicare altro, eventuali dettagli ulteriori (percentuale, indicazione della tipologia – fisica / motoria / sensoriale / intellettiva / psichica / DSA – necessità ambientali o strutturali) sono a discrezione del candidato: in generale, un recruiter non se le aspetta nel cv, ma è pronto a verificare la compatibilità di questi aspetti con il ruolo in una fase di colloquio.”
“Un altro elemento significativo”, ci ricorda Elisabetta, “è accompagnare il cv con una breve ma esaustiva lettera di presentazione e motivazione.”
La lettera, concorda Daniele, deve essere breve per cui, “nello spazio di poche righe, possiamo raccontare che cosa ci spinga a cercare lavoro o un cambiamento professionale e in che direzione desideriamo muoverci.
La lettera diventa inoltre importantissima per chi, per desiderio o necessità, si trova nella condizione di dover stravolgere il proprio percorso professionale, interrompendo il proprio curriculum di esperienze per orientarsi ad altre aree.”
Se abbiamo seguito bene i suggerimenti dati fin qui, rispondendo ad annunci mirati e utilizzando un buon CV e una lettera efficace, la candidatura potrebbe arrivare a buon fine e noi essere finalmente contattati per una intervista.
Quali sono quindi i suggerimenti per sostenere un buon colloquio?
Secondo Elena (e te l’ho già raccomandato anche io!) “il colloquio inizia già con la prima telefonata con cui si viene contattati per verificare la disponibilità all’incontro e al posto di lavoro.
La telefonata stessa è già parte del primo colloquio, è un colloquio preliminare, in cui si viene valutati sommariamente per evitare di perdere tempo in una successiva selezionale del personale presso la sede.
Se si viene valutati positivamente, viene fissato poi un incontro fisico presso l’azienda (o presso l’agenzia incaricata della selezione). Quindi, è indispensabile mostrarsi disponibili e cordiali.
La prima impressione è molto importante e anche il modo in cui ci si veste la prima volta ha un forte impatto. Non ci sono regole generali precise, se non quella di indossare abiti sobri, adatti all’azienda cui ci si sta presentando e al ruolo che si vuole ricoprire” (su questo tema puoi tornare a leggere i consigli di Giulia Limetti, sempre validi!).
Ecco qualche consiglio da parte di Elena:
- Essere spontanei
- Curare la reputazione digitale e curare la propria rete di contatti
- Informarsi sull’azienda
- Porre domande al selezionatore su eventuali dubbi o curiosità
- Parlare delle proprie passioni
- Assicurarsi che la posizione proposta sia adeguata alle proprio esigenze (esplicitare se si hanno delle limitazioni)
Attenzione poi ad eventuali tranelli! Sempre Elena ci raccomanda cosa NON fare durante un colloquio:
- Evitare lo sguardo diretto dei selezionatori
- Stringere la mano in maniera debole o in modo troppo vigoroso
- Tenere una postura svogliata o scomposta, sbadigliare, interrompere
- Incrociare le braccia o al contrario gesticolare troppo
- Giocherellare con qualche oggetto o con i capelli
- Non sorridere mai
- Non silenziare il telefono
- Ammettere di non conoscere l’azienda
Il consiglio di Elisabetta è di “essere sé stessi e di presentarsi al selezionatore con sincerità in merito alle proprie conoscenze, competenze, motivazioni e disponibilità, in modo che la candidatura venga indirizzata verso opportunità realmente rispondenti alle proprie necessità e ai propri obiettivi professionali.”
Dal canto suo Daniele ricorda che “il colloquio non si improvvisa, lo si prepara: si tratta di farci conoscere e a nostra volta di conoscere l’interlocutore, partendo dal nostro percorso formativo e professionale. È quindi importante saper parlare di noi stessi, ricordare quando abbiamo conseguito il titolo di studio, quale sia stato il susseguirsi delle nostre esperienze, ciò di cui ci occupavamo e che cosa ci abbia spinto a cambiare o che cosa abbia determinato un’interruzione dell’attività.
Il candidato che a colloquio non sappia parlare di sè, difficilmente saprà anche mettere in luce i propri punti di forza.
Nella relazione con il recruiter, che sia un’agenzia o l’azienda finale, è importante anche ascoltare: comprendere le domande, ci consente di rispondere in modo puntuale senza divagare in modo prolisso; inoltre, non dimentichiamo la posizione per la quale stiamo sostenendo il colloquio: mostrarci motivati al ruolo specifico è sicuramente una delle chiavi fondamentali.
Di nuovo, il colloquio è anche il momento giusto per affrontare l’argomento relativo alla disabilità, tema che dovrebbe sempre essere gestito nell’ottica di un inserimento proficuo ed efficace per entrambe le parti. Ciò che il candidato e il selezionatore dovranno verificare insieme è, infatti, non tanto la storia clinica ma la compatibilità tra le esigenze del candidato (ambientali, strumentali, orarie..) e le richieste intrinseche nella posizione. Il suggerimento è quello di mostrarsi aperti nell’esprimere le proprie eventuali necessità, per poter essere certi che l’inserimento in azienda possa essere compatibile anche con le esigenze di salute.”
Ringrazio moltissimo Elena, Elisabetta e Daniele per la disponibilità: i consigli dei recruiter sono preziosi perchè dati da chi ogni giorno incontra i candidati, ed è quindi come avere un alleato che ci aiuta dall’interno. Fanne tesoro!