Genitori e orientamento: aiutare i figli a scegliere scuola e lavoro

Non è mai troppo presto per iniziare a parlare di orientamento, e come per tante cose si può partire già in famiglia. Per approfondire la questione ne ho parlato con Romina Angeli, life coach specializzata in tematiche familiari.
Romina, cosa pensi del ruolo dei genitori in questo momento?
Il mondo sta cambiando e non possiamo più stare fermi a guardare. Un vecchio scenario si sta sgretolando, mentre il nuovo sta emergendo prorompente ed è tutto da costruire.
Sento spesso genitori presi dallo sconforto di fronte a questo momento in cui il covid ha preso di nuovo la scena, genitori preoccupati per i propri figli per il mondo che li aspetta. Capisco e comprendo, tuttavia credo che allo stesso tempo questo momento possa essere un’occasione per fornire a bambini e ragazzi gli strumenti per affrontare con grinta e fiducia questa fase piuttosto che venirne sopraffatti.
I figli vanno guidati nella crescita e ora più che mai non possiamo più delegare alla scuola questo compito.
Crescere figli che credono in se stessi e che hanno una minima idea di che cosa vogliono fare da grandi, è il minimo che si possa fare, se non altro per avere un minimo di direzione.
La scelta delle superiori o della carriera futura non è roba da poco: io stessa ho fatto ragioneria non per mia scelta ma perché secondo i miei genitori (ti parlo della fine degli anni ‘90) avere un lavoro fisso e un buon stipendio era un privilegio da sfruttare. Così, da brava ragioniera, ho intrapreso la carriera in banca all’età di 19 anni, proseguita per 17 anni fino a quando mi sono resa conto che non era la mia strada.
A 36 anni ho dato una svolta alla mia vita, lasciando tutto per seguire la mia passione per la crescita personale e la formazione, per seguire alla fine quello che era un mio sogno: insegnare (non per niente da bambina giocavo con le bambole a fare la maestra e correggevo compiti a tutto spiano).
Ma come fa un papà o una mamma ad essere veramente di aiuto per il proprio figlio e aiutarlo ad orientarsi nella scelta della scuola superiore o in un eventuale carriera lavorativa?
Prima di tutto un genitore oggi deve conoscere il proprio figlio e ciò non vuol dire sapere che adora la pizza, il sugo con il tonno oppure che è appassionato di figurine Pokemon. No, non mi riferisco a questo.
Conoscere tuo figlio significa sapere che immagine ha di sé, che cosa pensa di se stesso, se apprezza le sue capacità, con quale atteggiamento affronta un cambiamento, come si relaziona con gli altri o come si comporta di fronte ad una sconfitta. Tutto questo è qualcosa che puoi scoprire dedicandogli tempo, attenzione e soprattutto offrendogli il tuo miglior esempio.

Sviluppare il corretto grado di autostima è fondamentale per una visione di sè che sia equilibrata: quali possono essere le modalità corrette per mantenere un giusto equilibrio, o se necessario aumentare o ridimensionare l’autostima dei bambini e dei ragazzi, soprattutto in alcune fasi critiche dello sviluppo?
Se noti, ho inserito l’immagine di sé al primo posto perché mi riferisco proprio alla sua autostima: senza di questa si va davvero poco lontano o, meglio, affrontare le sfide quotidiane diventa faticoso.
La stima che tuo figlio ha di sé (intendo il modo in cui valuta se stesso) è basilare e ti avviso che i primi anni sono decisivi come lo sono le parole, i gesti, gli atteggiamenti che usi ogni giorno con lui.
Un bambino infatti non ha la capacità di auto-valutarsi. Ciò significa che si fa un’idea di sé in base alle esperienze che vive ogni giorno (soprattutto quelle emotivamente cariche), alle parole, ai gesti e ai toni che le persone di riferimento usano ripetutamente con lui.
E’ in questo modo che tuo figlio impara a valutare se stesso, impara se è bravo, se non lo è, se è meritevole di amore o non lo è, se è capace oppure un imbranato, se è svelto oppure pigro.
Capisci quanto è importante lavorare bene i primi anni?
E l’idea è che non devi crescere un super eroe, non devi gasarlo al massimo come non lo devi sminuire, paragonare ad altri o fargli continuamente notare ciò che non fa. Devi aiutare tuo figlio a credere che è una persona normale come tutti, ma con le sue caratteristiche e peculiarità che lo rendono unico e irripetibile. Questo è ciò che intendo.
Ricorda che avere una sana immagine di sé e quindi una buona autostima è fondamentale per:
- affrontare le sfide quotidiane e i cambiamenti
- rialzarsi dopo una caduta e allenare la resilienza
- avere un buon rapporto con se stessi
- essere capaci di relazionarsi con gli altri
- migliorare i propri risultati scolastici
- migliorare le proprie performance
Fatta attenzione a questo aspetto si può passare al successivo, ovvero scoprire e valorizzare i talenti di tuo figlio per facilitarlo nell’orientamento scolastico ma anche lavorativo.
Ognuno di noi infatti ha dei talenti, delle attitudini, e così pure tuo figlio: prima li individui, prima potrai aiutarlo a fare scelte in linea con la persona che è, evitando che decida per così dire a “spanne”.
Con quale approccio è importante che i genitori si rivolgano verso i figli, per osservarli prima e poi per assecondare le loro attitudini? Cosa possono concretamente iniziare ad osservare nei figli, a seconda della loro età?
Può essere difficile notare i talenti perché sono innati nella maggior parte dei casi e non richiedono uno sforzo consapevole. Sono attitudini e quindi li mettiamo in atto senza rendercene conto; tuttavia avere una minima idea può fare la differenza. Nella mia esperienza personale, ad esempio, se i miei genitori avessero notato la mia predisposizione all’insegnamento, a spiegare le cose ad altri, avrebbero potuto aiutarmi a dirottare la mia scelta verso una scuola magistrale piuttosto che un istituto tecnico commerciale come quello che ho frequentato per 5 lunghi anni con poco interesse.

E quindi noi genitori come possiamo notare, in un figlio, attitudini e sfumature?
Ti facilito proponendoti 3 categorie di talento: sono 3 macro aree (ce ne sono sicuramente anche altre ma per iniziare possono bastare) delle quali parla Lucia Giovannini nel suo libro “Crea la vita che vuoi” e che a me sono state di grande aiuto sia per scoprire di più su me stessa che nei miei figli.
Vediamole insieme:
1) Capacità legate al corpo
Tuo figlio è bravo con le mani a creare o aggiustare oggetti, montare e smontare, cucinare, modellare, cucire, disegnare, ballare, massaggiare?
Osserva, fai attenzione e sii curioso perché puoi scoprire tanto.
2) Capacità legate alla mente
Tuo figlio è bravo ad inventare cose o giochi, a studiare, a fare ricerche, raccogliere informazioni, inventare codici, catalogare informazioni, rielaborare concetti in una forma più fruibile?
Anche in questo caso osserva e fai attenzione a ciò che fa, a come parla, a cosa racconta.
3) Capacità interpersonali
Il talento di tuo figlio si attiva quando si relaziona con gli altri, quando comunica oppure quando tende a mediare durante un conflitto, quando è al centro dell’attenzione, quando ascolta gli altri, quando aiuta o insegna ad un compagno?
Osserva, ascolta e nota cosa emerge durante la quotidianità perché è proprio in quei momenti che possono emergere tanti dettagli di tuo figlio.
Ti ringrazio Romina: questi sono ottimi spunti da cui partire, molto concretamente e fin da oggi, se come genitori vogliamo dare ai nostri figli la possibilità di conoscersi e scegliere la strada a loro più congeniale, per costruirsi un futuro a propria misura.
Io credo che in questa fase di grande cambiamento tutto sia in discussione, nuovi lavori (mi auguro anche nuove scuole e nuovi indirizzi) emergeranno per soddisfare nuovi bisogni ed esigenze, e i nostri figli probabilmente si troveranno a sperimentarne più di uno.
In fondo il lavoro è espressione di sé, di realizzazione personale oltre che fonte di sostentamento e non è una buona idea trascurare questa parte, anzi: ora come ora servono nuove figure, nuove professioni e persone che mettono a disposizione il loro talento per aggiungere valore alla vita degli altri.
Visto che il lavoro assorbe gran parte della nostra giornata credo che abbiamo tutti il diritto di scegliere il lavoro giusto per noi (in linea anche con i nostri valori) e perché no, cucircelo addosso su misura. E’ chiaro che non verranno a suonarci alla porta per chiederci se abbiamo bisogno di lavorare, ma spetterà a noi scoprire i nostri “tagli” migliori e adattarli là dove servono ed esserne pure fieri!
E non posso che essere d’accordo con te!
Grazie per il tuo contributo e gli spunti che ci hai lasciato, ora non ci resta che metterli in pratica!
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Le immagini del post sono, nell’ordine, di: Romina Angeli, Gustavo Fring da Pexels e Tanaphong Toochinda da Unsplash