Cercare lavoro è come fare un piano di marketing

Anni e anni fa, quando mi occupavo esclusivamente di outplacement, una volta definito l’obiettivo professionale del candidato iniziavamo a parlare di “strumenti di marketing” per indicare il CV e la lettera di presentazione. A me, giovane e ingenua, questo termine sembrava altisonante e presuntuoso.
Qualche anno più tardi, nei primi mesi della mia vita da libera professionista, ho seguito una masterclass di Giada Carta proprio sul tema del marketing, rivolto a un pubblico di piccole imprenditrici, spesso consulenti, con la necessità di farsi conoscere, e ho sentito una certa assonanza tra quello che lei diceva sulla comunicazione del nostro business e il mio lavoro con le persone in cerca di nuove opportunità professionali.
E questi sono, brevemente, i miei appunti:
- Il marketing (e la successiva vendita) si fondano sulla relazione tra le necessità altrui e le mie competenze: si parte dall’individuazione del bisogno del cliente ideale e delle mie competenze che possono soddisfare quel bisogno.
- Devo sconfiggere la “sindrome di Calimero” (adesso va di moda chiamarla “sindrome dell’impostore”), che mi impedisce di rendermi conto di quello che so fare.
- Devo far sapere che esisto, devo trovare il modo di comunicare il mio valore, quello che so fare, il fulcro delle mie competenze.
- E devo comunicare al meglio me stessa anche per attrarre clienti simili a me, che si riconoscono in me, nel mio stile; che sanno di poter stare bene con me.
- Mi devo muovere attivamente per cercare i clienti: non posso sperare di star comodamente seduta alla scrivania e sperare che qualcuno suoni il campanello.
Ora ti invito a rileggere l’elenco qui sopra cambiando punto di vista: da quello della piccola imprenditrice che vuole lavorare sulla propria comunicazione a quello di una persona che si sta affacciando al mercato del lavoro, proponendosi alle aziende.
Se ci pensi bene:
- un contratto di lavoro si basa sulla relazione tra l’esigenza di un’azienda e le competenze del lavoratore: si individua la posizione aperta e le competenze che permettono di ricoprirla.
- È necessario fare un lavoro di autoanalisi per identificare i propri punti di forza e zittire la vocina insistente di Calimero che ci dice che non siamo capaci.
- Occorre far sapere di essere disponibili sul mercato! E allora pronti a preparare un bel CV e ad accompagnarlo con una lettera, per dire alle aziende potenzialmente interessate: “Sono qui!”
- La comunicazione va fatta bene, in linea con i propri obiettivi, con i propri valori: occorre avere anche il coraggio di scartare quelle opportunità che si aprono in contesti che non fanno per noi.
- Sul mercato ci si deve stare: stando seduti in poltrona il lavoro non arriva. Ci sono diversi canali e vanno usati tutti, ciascuno nel modo e nella misura più adatti.
Ecco allora che la definizione di “strumenti di marketing” acquista un senso più pratico, applicabile per davvero in un contesto concreto.
Questa riflessione, infatti, mi ha portato a vedere la necessità di considerare in modo più strategico tutto il percorso di ricerca del lavoro. Ho capito che tutto il processo appreso con l’outplacement in realtà è nato dal marketing, ma per me, digiuna di tecniche pubblicitarie e di vendita, questa consapevolezza resta un punto di arrivo e insieme è diventato punto di partenza per un nuovo approccio.
Non ho stravolto il mio modo di lavorare, ma ho guadagnato uno sguardo più consapevole anche su questi aspetti, cercando anche di portare allo stesso livello di consapevolezza chi, proprio per le competenze professionali, dovrebbe già poter avere questa visione (per esempio, nelle 3 dirette Instagram con Federica Mori di LibridiMarketing).
Da lì in poi ho sempre ragionato in questi termini, spostandomi in modo sempre più deciso anche sui temi più ampi della comunicazione. Ma questo è un altro capitolo e ne parleremo ancora 😊
Foto di Campaign Creators su Unsplash